mercoledì 10 febbraio 2010

La morte improvvisa dei giovani e degli sportivi. La ricerca dei killer silenziosi

di Pietro Delise

Le malattie cardiache prediligono gli adulti e gli anziani. Tuttavia, è nella esperienza comune che, sia pure raramente, morti improvvise inaspettate si possono verificare in soggetti giovani. Queste morti sono apparentemente inspiegabili sia per la stranezza della giovane età ma soprattutto perché colpiscono spesso gli sportivi, il cui cuore dovrebbe essere più sano e più forte degli altri. Chi segue le cronache dei giornali ricorderà casi clamorosi, come ad esempio quello dei calciatori Puerta o Foe e altri ancora.

In realtà queste morti non sono inspiegabili. Al contrario, oggi ne conosciamo perfettamente le cause. Si tratta di una serie di malattie, in buona parte di natura genetica (cioé ereditarie) in cui il difetto è presente dalla nascita ma la malattia si sviluppa successivamente (in genere dai 14 ai 30 anni). In altre parole, un soggetto con una patologia ereditata al momento della nascita può risultare apparentemente sano a 15 anni ma sviluppare i segni di malattia (fenotipo) a 20 anni. La lista di queste patologie è lunga: cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, cardiomiopatia ipertrofica, sindrome del QT lungo, sindrome di Brugada ecc. Si tratta di killer silenziosi perché spesso non danno sintomi eclatanti e non limitano la capacità di fare una attività fisica anche intensa. Hanno tuttavia la temibile caratteristica di poter causare la fibrillazione ventricolare, una sorta di cortocircuito elettrico che di colpo paralizza il cuore. In molte di esse è proprio lo sforzo fisico che innesca l'aritmia mortale.

Il fatto che si tratti di killer silenziosi, non significa che non sia possibile identificarli prima che provochino il fatto irreparabile. Al contrario, da una buona visita medica e da un semplice elettrocardiogramma l'occhio esperto del cardiologo sa identificarle o almeno sospettarle nella maggioranza dei casi. Pesa molto nei casi a maggior rischio la storia familiare di un parente, anche alla lontana, morto inaspettatamente in giovane età. Nei casi dubbi si possono fare esami supplementari per avere o meno la conferma. In altre parole, oggi abbiamo i mezzi per prevenire gran parte di queste morti drammatiche. Certo, non è tutto facile. Qualche caso può sfuggire ai controlli. Spesso inoltre non è facile convincere un soggetto che si sente bene a fare esami supplettivi o addirittura imporgli di abbandonare lo sport perché malato. Se poi l'atleta è un professionista le difficoltà si moltiplicano per il groviglio di interessi che si deve toccare.

In Italia da anni controlliamo strettamente i nostri atleti e in questo ci aiuta la legge che dà al medico il potere di veto. All'estero non sempre é così. Fare una buona prevenzione costa fatica e denaro e imporla al mondo dello sport può disturbare una festa spensierata. E chi fa discorsi di prevenzione può essere visto come un invitato non gradito.

__________

Questo post riproduce integralmente l'articolo che è uscito nel numero di Febbraio 2010 di Cuore Informa, notiziario dell'Associazione Amici del Cuore di Conegliano e Vittorio Veneto. 

Nessun commento:

Posta un commento